venerdì 28 giugno 2013

ISI 30

Molti dei miei pochi lettori, ieri sera, mi tenevano compagnia nelle sale affascinanti di  Palazzo Ceriana Mayneri.  

Tutti a festeggiare il trentesimo anniversario della Fondazione ISI

ISI significa Institute for Scientific Interchange. Ma, per me ed una schiera di vecchi amici, che navigano in un intorno indefinito della cinquantina, ISI vuol dire un mare di ricordi. E' stato un tuffo nel passato, ingenuo ed entusiasta, del nostro apprendistato scientifico. Gli anni del dottorato, le settimane d'autunno alla scuola di Torino, le fughe domenicali ad Alba per la fiera del tartufo. Rivedo tante persone care. Tutto è cambiato e tutto è come prima. 

Mario, il grande capitano, è sempre in vetta: gracile e perennemente sorridente. Non c'è dubbio: l'entusiasmo e la passione lo preservano dal tempo. Alessandro, con i capelli corti e grigi, parla sul palco di argomenti seri ed importanti. Ma, se socchiudo gli occhi, rivedo il ragazzo, paffutello e boccoluto, che si cimenta nelle sfide di sumo sui prati freschi di rugiada, nelle notti di San Giovanni.  Guido è magro e non beve più. Vinceva le sfide a chi mangiava più tortelli. E mi sembra ieri. Ma che sorpresa ritrovare Ezio, allegro dietro ai suoi baffetti. Un po' più chiari, ma gli stessi di quando, nei pomeriggi di pioggia a Villa Gualino, mi insegnava a craccare i programmi.

Allora, facevamo, più o meno tutti le stesse cose. Poi, ognuno ha fatto una scelta e ha preso la sua strada. La strada, sono certo, che gli piaceva e lo ha reso felice. Ma oggi siamo di nuovo tutti qui.

Matteo, il designer, ha deciso che il tema della serata sono gli anni '30. E noi dobbiamo preparare un cocktail adeguato all'anniversario. Roberta, Raffaella e Yansong, superano se stessi in un drink non-newtoniano con i colori di ISI. Bisogna preparare anche una presentazione, per spiegarlo agli ospiti.

Voi che mi conoscete, sapete il sentimento di profonda depressione che mi infondono i powerpoint. Magari pieni di formule e scritti con dieci caratteri diversi e fantasiosi. Depressione che aumenta all'aumentare delle animazioni, con  scritte che rimbalzano e frullano in aria. E si trasforma in pura isteria, quando vedo la tragicomica diapositiva finale che recita: "Grazie per l'attenzione". 

Ma chi l'ha detto che per comunicare bisogna seguire  schemi che detestiamo?

Prendo una macchina fotografica, un programmino e un po' di fantasia ed esce un video che sembra un film muto. Dice tutto in tre minuti: la durata di un brano delizioso di Gershwin.

Buon compleanno, ISI!